Aggiornamento dal Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise

Torno sempre volentieri nel Parco Nazionale di Abruzzo Lazio e Molise, un luogo magico dove uomo e natura hanno imparato a coesistere.

E’ abbastanza facile vedere cervi a passeggio per le vie del paese oppure, in branco, pascolare tranquilli nei campi vicino al fiume.

Un po’ meno semplice avvistare lupi oppure orsi anche se le tracce del loro passaggio sono molteplici, perché la loro natura più schiva li rende meno visibili; a parte qualche eccezione di orsi particolarmente socievoli che si addentrano nei centri urbani.

In quest’ultimo viaggio ho voluto dedicarmi proprio agli orsi.

La stagione primaverile avrebbe dovuto essere abbastanza adatta in quanto gli animali, dopo la pausa invernale, sono in cerca di cibo fresco: però questa volta non sono stato fortunato.

Ho trovato delle tracce abbastanza fresche nel fango, ho chiesto indicazioni ai gestori dei rifugi, ma i miei lunghi appostamenti sono risultati vani.

La fotografia naturalistica è così: il più delle volte l’oggetto del desiderio, cioè l’animale che ci si prefiggeva di fotografare, non si presenta ed allora ci si consola con quello che si riesce a vedere, che è sempre una sorpresa.

A volte, anzi, gli animali si presentano quando meno te lo aspetti.

Mi è capitato di andare a fotografare i cervi in quota quando, inaspettatamente, si sono presentati i lupi, oppure di fare una pausa pranzo dopo una mattinata infruttuosa di appostamento e di trovare una donnola che mi guarda incuriosita, facendo avanti e indietro sul muretto a secco a fianco a me.

E’ comunque sempre piacevole e rigenerante passare qualche ora in silenzio in mezzo al bosco, immersi nei rumori e negli odori della natura: secondo alcuni studi questa attività avrebbe anche un beneficio terapeutico e non stento a crederlo.

In questa occasione ho potuto osservare una volpe che cacciava annusando il terreno per scovare qualche piccolo animale nascosto, una lepre che correva in tondo immersa nella nebbiolina mattutina, qualche bel maschio di cervo in lontananza ed, infine, sulla via del ritorno una averla ed un coloratissimo zigolo giallo appoggiato sul paletto della recinzione ai bordi del sentiero.

Da queste esperienze si esce sempre ricaricati ed arricchiti.

Ho provato poi la ricerca dei camosci nell’ultima neve primaverile.

Anche qui non sono stato particolarmente fortunato perché dopo una bella scarpinata, per un tratto anche affondando nella neve ancora presente in abbondanza, sono riuscito ad avvistarli solo in lontananza.

Dopo la salita mi sono appostato, in completa solitudine, al riparo di alcuni alberi e sono rimasto in attesa. Dopo un po’ è comparsa una coppia di camosci, nel versante opposto della valle, che scendendo stavano venendo verso di me. Si stavano avvicinando seguendo le zone erbose già scoperte dalla neve nelle quali potevano nutrirsi. Pregustavo il momento in cui sarebbero stati più vicini e quindi più facilmente fotografabili e, proprio mentre stavo valutando quali avrebbero potuto essere le migliori inquadrature, ipotizzando che loro si sarebbe spostati seguendo le tracce più verdi, è sceso uno sciatore solitario che si è frapposto tra la mia posizione e gli animali che, spaventati dalla presenza umana, hanno fatto un rapido dietro-front, ritornando velocemente sui loro passi e risalendo la montagna innevata.

L’unica presenza umana della giornata si è materializzata proprio nel momento meno opportuno!

Pazienza.

Sulla via del ritorno, durante i momenti di pausa, mi sono venuti a fare visita un paio di topolini incuriositi dalla mia presenza.

E’ sempre emozionante vivere la montagna in solitudine, seppur con le dovute attenzioni e precauzioni.

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