Ho riscoperto il fascino della pigrizia con la quarantena per il COVID19.

Dormire fino a tardi al mattino senza rimpianto, abbandonarsi al riposo sul divano senza rimorsi di coscienza, rimandare tranquillamente ad un altro giorno ciò che si sarebbe dovuto fare oggi, con malcelata soddisfazione.

Condannare un pigro all’ozio sarebbe come costringere un goloso a mangiare dolci, mai pena fu più gradita.

E riscoprire poi la lentezza. Gustare ogni gesto della giornata con voluta consapevolezza: le semplici cose della vita quotidiana.

La colazione fatta con calma, il pranzo in famiglia.

Riposarsi dopo non aver fatto nulla: questa è la parte migliore. In fondo anche l’ozio stanca.

Riprendere le letture rimaste a metà, vedere qualche film e, ovviamente, riposare.

E poi c’è tempo per pensare e magari per scrivere. E sembra poco?

Tutte le intuizioni e le grandi idee si sono presentate in un momento di ozio, quando la mente dell’inventore era sgombra da impegni spiccioli.

Se Newton non si fosse seduto a riposare al fresco di un albero non avrebbe notato la mela cadere e non avrebbe sviluppato l’idea della forza di gravità!

La mente libera va ad esplorare terreni sconosciuti, vaga in aree misteriose, si pone domande inespresse e si da risposte inaspettate perché si è liberata degli schemi meccanici dettati dall’automatismo del fare frettoloso.

Riprendiamoci il tempo: è l’unica cosa che non si può comprare con il denaro.

Forse la cosa più difficile è proprio questa: imparare a stare con noi stessi senza qualcosa che guidi la nostra mente impedendogli di vagare in terreni ignoti.

Abbiamo bisogno di un filo conduttore che ci accompagni nel percorso e allora l’ozio potrà diventare meditazione e contemplazione.

Impariamo ad ascoltarci ed a essere consapevoli dei nostri pensieri, sinceri almeno con noi stessi, per farci guidare nel percorso.

Allora l’ozio sarà il padre dei vizi o delle virtù?

maggio 2020