Una delle principali cause della perdita della biodiversità è la scomparsa degli habitat.

I laghi si prosciugano, i ghiacciai si ritirano, i deserti avanzano e l'uomo occupa sempre più spazi mentre gli animali si devono adattare ad ambienti sempre più antropizzati.

Volando sopra l'Europa è palese la mancanza di aree selvagge e libere da strutture artificiali: la notte è tutta illuminata.

Riuscirà la natura a trovare una soluzione che possa salvaguardare la sopravvivenza contemporanea dell'uomo e delle specie selvatiche?

Sarà in grado la specie umana di assecondare la natura in questo processo di adattamento, in modo da evitare situazioni traumatiche ed irreparabili?

Oppure dovremmo adattarci ad un futuro in cui tutto sarà solo tecnologico e le api saranno sostituite da droni impollinatori (già realizzati) e le funzioni naturali saranno realizzate con soluzioni simili?

La recente epidemia da coronavirus sarà stato un grido d'allarme disperato? Sarà servito a qualcosa?

Tante sono le domande e le incognite ed altrettante sono le possibilità che si prospettano.

L'urbanistica, soprattutto in Italia, fino ad ora non è stata in grado di offrire risposte soddisfacenti: i centri urbani si sono sviluppati senza discontinuità occupando qualsiasi ambiente.

A favorire il rientro di specie che avevano abbandonato i nostri boschi sono stati più efficaci i fenomeni economici che hanno provocato la diminuzione della popolazione nella alture appenniniche, che hanno consentito a lupi ed orsi di riappropriarsi degli spazi lasciati liberi, che non gli interventi umani.

Ora però è necessario che la programmazione strategica del nostro territorio consideri la protezione degli habitat un fattore prioritario di conservazione della biodiversità e quindi della vita stessa. E questo deve avvenire a qualsiasi livello, da quello internazionale a quello locale, fino al quartiere, altrimenti è sempre compito di qualcun'altro, si resta sempre in attesa che altri facciano qualcosa: non è così! Ognuno, ad ogni livello, deve fare la propria parte perché tutto serve e tutto è importante.

Ogni essere vivente costituisce un tassello del complesso puzzle della vita, la cui mancanza costituisce una falla capace di far crollare tutto il sistema strettamente inter-connesso.

Ce ne dobbiamo ricordare quando giudichiamo con sufficienza le battaglie per la conservazione delle specie animali e degli ambienti che queste abitano.

Forse oggi, dopo che siamo rimasti bloccati tre mesi per l'epidemia di COVID19, ci possiamo rendere conto che magari non è necessario un aeroporto in ogni città, che raggiungere un luogo in treno un'ora prima non fa poi una grande differenza se quel tempo lo impiego leggendo un libro, che non è necessario sempre l'ultimo modello di smartphone perché gli amici si sentono ugualmente.

Forse ci possiamo rendere conto che molte cose non sono proprio strettamente necessarie...